SOS PAROLACCE... COME INTERVENIRE?

Dopo aver scardinato i falsi miti delle parolacce e aver chiarito le motivazioni di fondo (articolo precedente) che possono spingere un bambino a schiacciare il tasto rosso ❌ di emergenza per comunicare qualcosa di più profondo, possiamo ragionare su come intervenire.


Immagino che, indicativamente, abbiate già capito come muovervi, cosa è meglio fare e cosa evitare. 

Ma vediamo passo per passo come intervenire (o non intervenire!).


Scontato, penserete. Non esattamente: troppo spesso pensiamo che i bambini piccoli non capiscano. Pensiamo di essere talmente bravi da celare le cose negative ai loro occhi (e alle orecchie).

Ma vi ricordo che fin dalla nascita i bambini sono delle spugne (grazie Montessori per la metafora, niente rende meglio l’idea!!) che assorbono e imitano tutto quello che vivono nei contesti sociali e relazionali.

Cosa c’è di più disorientante di un adulto che profetizza il “Non dire le parolacce!!” e poi, al primo mignolo sbattuto contro uno spigolo, dà libero sfogo alla fantasia allietando gli altri con una moltitudine di parole poco carine?

Perciò, via libera alla creatività per modificare le parolacce che siamo abituate a dire e sentire (per chi ha visto Trolls, la parolaccia “Oh melograno” mi pare un buon punto di partenza).


Cogliere i piccoli messaggi celati dietro alla parolaccia (articolo precedente) e agire a monte. Ad esempio:


Ho capito cosa volevi dire: mamma sei cattiva perchè volevo giocare con te e tu non hai capito, papà volevo che mi aiutassi nei compiti e non mi hai aiutato… volevi dire così vero? Allora se c’è un problema o  qualcosa che ti infastidisce, me lo puoi dire tranquillamente, senza usare parole nuove che hai sentito dai grandi o dai compagni, che a volte possono fare male al cuoricino di chi le sente.”


Cercare insieme il significato e trovare parole adeguate all’età dei bambini. Il messaggio che deve arrivare è che quella parolaccia può offendere gli altri, può far rimanere male qualcuno e rendere triste il suo cuoricino.

Rendiamo empatici i bambini fin da subito: “Cosa proveresti tu se ti dicessi questa parola?


Vi sembra difficile? Lo sarà sicuramente. Non siamo qui a millantare una cosa facile e fattibile in poco tempo.

Se la motivazione che muove i bambini a dire una parolaccia è semplicemente quella di scatenare una reazione, quello che è giusto fare risulta abbastanza evidente.

Se ogni volta che i bambini dicono una parolaccia noi adulti iniziamo ad agitarci, andiamo in crisi, non capiamo più niente… loro capiscono di avere un potere e che quella fatidica parola è la kryptonite che indebolisce e manda fuori controllo mamma e papà. Il gioco è fatto!! 

Cosa fare? Assolutamente nulla! Ignorare queste provocazioni, non dilungarsi troppo in litanie per certi versi inutili, ma tornare al punto 2 e capire le motivazioni di fondo.


Se vi chiedessi di non pensare a un elefante, cosa fareste voi? Per naturalità sareste portati a immaginare nella vostra mente un elefante, no?

Se dite a un bambino “Non dire le parolacce”, secondo voi cosa farà?

Non serve che io lo scriva, già avete capito.


SI tratta sicuramente di un luuuuuuungo percorso: dobbiamo educare, allenare, abituare i nostri bambini con costanza e pazienza a non far scappare nemmeno una volta la parolaccia.

Ah, ancora lei?? Vuole proprio uscire dalla tua bocca, ma tu rimettila dentro e tienila imprigionata. Forse volevi dire un’altra cosa, ti aiuto io, diciamola insieme. Io lo so che non lo hai fatto apposta e può essere che tu abbia sentito questa parola da qualche grande, mannaggia. Ma troviamo un’alternativa, c’è qualcosa che ti ha fatto arrabbiare? Qualcosa che non ti piace? Vogliamo giocare un po’ insieme? Questa parola può offendere e fare male al cuoricino di chi la sente e di chi la dice, perciò proviamo così.”


Dovremo proporre questo teatrino per 10, 100, 200 volte? 3000? E’ molto probabile, non prendiamoci in giro. Ma lo faremo tutte le volte che sarà necessario fino a quando, risolvendo la causa a monte, smetterà di comportarsi in questo modo.